La leadership al femminile
Perché le donne fanno così fatica a diventare delle leader?
Ci sono molteplici ragioni. Alla base di tutto c’è un problema culturale che ha a che fare con il modo in cui pensiamo alle donne, il modo in cui pensiamo agli uomini e il modo in cui pensiamo alla leadership.
In termini di stereotipi di genere, tendiamo a pensare che le donne siano il sesso più gentile e socialmente più abile, dotate di empatia e intelligenza emotiva. Sono tutte ottime qualità, ma la figura del leader che la maggior parte delle persone ha in mente non è questo: tendiamo a pensare al leader come a una persona intraprendente, assertiva, capace di imporsi sugli altri.
Le qualità della donna in questo caso vengono viste come difetti: la persona comprensiva e gentile non viene vista come una persona che può esercitare l’autorità e per questo le donne che vogliono essere leader devono per orza acquisire modi di comportamento maschile, in modo da essere meglio accettate e non avere sempre qualcosa in più da dover dimostrare.
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Quali sono i pregiudizi che incontrano le leader ?
Gli studi hanno scoperto che le donne manager incontrano soprattutto due tipi principali di pregiudizio: esse sono considerate “meno qualificate” e “meno naturali”, rispetto agli uomini, nei ruoli di maggiore comando.
Assumere atteggiamenti e comportamenti maschili è sempre una garanzia di successo?
No. Quando, per combattere questi pregiudizi, le donne-manager decidono di adottare comportamenti tradizionalmente considerati “maschili”, esse vengono spesso percepite come “inadeguate”, o addirittura “presuntuose”.
Quali sono i comportamenti osservabili e generalizzabili delle donne nell’ambiente di lavoro, rispetto agli uomini?
Oltre che più esperte nella decodifica delle emozioni, sembra che le donne sappiano anche meglio esprimere le emozioni, modulare con maggiore efficacia il tono della voce, mantenere un più stretto contatto oculare con le persone con le quali interagiscono ed infine, sappiano orientare con maggiore padronanza il loro corpo verso l’interlocutore, per dimostrare attenzione e considerazione.
Le donne inoltre sorridono di più, sanno sincronizzare meglio i movimenti del corpo con quelli della persona con cui parlano, fanno più frequentemente degli uomini dei cenni col capo, inviando così dei feedback che dimostrano attenzione e comprensione: tutto questo permette una più elevata competenza personale, ad esempio nella gestione delle risorse umane.
(Bruckmüller, S. & Branscombe, N., 2010)
Quali sono i comportamenti osservabili e generalizzabili degli uomini nell’ambiente di lavoro, rispetto alle donne?
Gli uomini tendono ad assumere delle posizioni più rigide, con arti intrecciati, il che trasmette senso di rigidità e di chiusura. Gli uomini sembrano inoltre più disordinati: spesso si vede il loro materiale di lavoro sparso sui tavoli della riunione, senza una minima concezione del decoro personale. Nelle riunioni, infine, sorridono molto meno ed assumono spesso espressioni poco collaborative, piuttosto intimidenti, mostrando scarso interesse verso gli altri, o troppa sicurezza di sé. (Bruckmüller, S. & Branscombe, N., 2010)
Come si caratterizza la leadership al femminile?
Diversi studi hanno dimostrato come (con eccezioni, ovviamente) le donne tendano ad utilizzare in genere uno stile di leadership più partecipativo: sembrano più propense a condividere le informazioni ed il potere, ed hanno forti competenze relazionali, che le fanno apparire empatiche nei confronti dei loro collaboratori. Sia negli studi di laboratorio, sia nelle osservazioni sul campo, gli uomini-leader appaiono invece più direttivi ed autoritari, più legati alla gerarchia ed alla formalità.
Nel mondo del lavoro le donne hanno conquistato, da subito, più potere, rispetto ad altri campi, nella scuola: perché?
Nella scuola, in particolare a livello della scuola elementare, ci si deve prendere cura dei bambini, e quindi questo rimane all’interno dello stereotipo delle qualità femminili, cioè sapersi prendere cura dei figli e saper amministrare la casa. In questo settore la leadership richiede soprattutto una buona dose di abilità sociali, e le donne sono state viste come più adatte, con uno stile di leadership più relazionale e partecipativo. Probabilmente era anche un settore che non piaceva, o non interessava agli uomini. Non a caso è uno dei peggio retribuiti, almeno in Italia.
Quando viene preferita una leader donna?
Sempre più spesso alle donne viene concesso di assumere la leadership nei momenti di crisi, quando vari manager o politici uomini hanno provato a risolvere dei problemi incombenti senza successo: è solo allora che cadono tutte le barriere ed i pregiudizi contro le donne e le leader vengano accettate favorevolmente, come “ultima spiaggia”, quando si ha più poco da perdere, visto che gli uomini a disposizione non sembrano adeguati al ruolo.
Inizialmente si era pensato che questo fenomeno fosse dovuto alla necessità di un cambiamento radicale che includesse anche un leader di sesso diverso, ma si è visto che non è così: è stato infatti dimostrato che non è vero il contrario: non vi è alcuna tendenza a scegliere un candidato di sesso maschile in una società in crisi, che aveva avuto in precedenza tre capi donne.
In conclusione, nella stanza dei bottoni le donne arrivano solo quando tutti i manager- uomini che si sono avvicendati prima di loro su una determinata poltrona hanno fallito. In queste condizioni, fare bene equivale a fare miracoli.
Come si potrebbe arrivare alla vera parità occupazionale?
Il modo fondamentale per cambiare gli stereotipi è cambiare ciò che le persone osservano nella società. C’è ancora molta segregazione: molte occupazioni che sono quasi al 100% di un sesso o dell’altro. Per arrivare alla parità occupazionale oltre la metà degli uomini e delle donne, in questi settori, dovrebbe cambiare occupazione. Non si può fare nel presente, ma si può cercare di programmare il futuro.
Quanto conta l’educazione ricevuta in famiglia per indirizzare verso la leadership?
Sicuramente i genitori sono un modello primario e sono loro i primi a presentare ai figli gli stereotipi di genere che opprimono la società.
Giuliana Proietti
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