Meglio scegliere un terapeuta uomo o donna?
Prima di affrontare l’argomento principale di questo articolo, e cioè se si cono differenze, in un percorso di psicoterapia, tra un terapeuta uomo o donna, proviamo a chiederci se ci siano anche delle differenze di genere fra i pazienti.
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Uomini e donne si aspettano gli stessi risultati dalla psicoterapia?
Sembra proprio di no. La ricerca dimostra che gli uomini desiderano una soluzione rapida ai loro problemi, mentre le donne desiderano parlare dei loro sentimenti, trovare ascolto. (Katie Holloway, 2017)
Inoltre, gli uomini sono meno propensi ad intraprendere un percorso di psicoterapia, rispetto alle donne, e questo nonostante a volte ne abbiano veramente bisogno. Basti pensare al caso del suicidio: gli uomini arrivano ad uccidersi con una probabilità, rispetto alle donne, tre o quattro volte superiore.
Se si pensa che gli interventi di psicoterapia in genere richiedono al paziente di parlare molto, prima di arrivare ad una diagnosi e a un progetto terapeutico che porti alla soluzione del problema, è evidente che gli uomini, all’inizio della terapia, possano più facilmente scoraggiarsi.
Naturalmente anche gli uomini traggono vantaggio, quanto le donne, nel parlare dei loro sentimenti, ma quando il parlare dei sentimenti appare loro l’aspetto prevalente della terapia, molti uomini potrebbero perdere la motivazione e abbandonare il trattamento.
Per questa ragione, gli uomini sono tendenzialmente più portati ad affidarsi a terapeuti che svolgano interventi di psicologia cognitivo-comportamentale, ossia terapie brevi, focalizzate sul sintomo o sul problema che si vuole risolvere, senza lasciare troppo spazio a puntuali rievocazioni dell’infanzia, dei sogni, delle relazioni con le figure primarie, come potrebbe accadere durante un intervento di tipo psicodinamico (psicoanalisi).
Se ci si trova in coppia e il partner di sesso maschile è piuttosto riluttante a contattare uno psicologo, è dunque bene orientarsi su questo genere di terapia.
La domanda che a questo punto potrebbe sorgere spontanea è: meglio un terapeuta uomo o donna?
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Dr. Giuliana Proietti
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In realtà non dovrebbero esserci molte differenze: scegliere un terapeuta significa essere disposti a mettersi in relazione con qualcuno con cui sentirsi a proprio agio e con il/la quale sentirsi sicuri per la gestione dei dati che riguardano la propria privacy, oltre che per l’efficacia della terapia stessa.
Nella categoria degli psicologi non ci sono (per fortuna!) nette distinzioni fra competenze personali e professionali basate sul genere e dunque quello che si dovrebbe guardare è il curriculum, più che il genere sessuale.
A parità di curriculum, di esperienza e di competenza, sono tuttavia molte ragioni per cui qualcuno potrebbe avere preferenze di genere quando si tratta di scegliere un terapeuta.
Innanzitutto, ci si potrebbe semplicemente sentire maggiormente a proprio agio parlando di argomenti personali e intimi con una persona che condivide alcune esperienze relative al proprio genere sessuale e che usa, per descrivere passaggi importanti della vita o esperienze sessuali, lo stesso linguaggio.
Traumi o abusi passati possono, invece, rendere alcune persone diffidenti nel parlare con un terapeuta dello stesso sesso del proprio molestatore.
Identità simili possono permettere di costruire un rapporto di maggiore fiducia tra terapeuta e paziente, o almeno molto più rapidamente di quanto avviene in una relazione tra due persone di sesso diverso.
Alcune persone invece scelgono deliberatamente un terapeuta di sesso diverso per essere aiutate a conoscere alcune caratteristiche dell’altro sesso che non si comprendono o che sono fonte di inibizione sociale e causa di isolamento (come nel caso della timidezza).
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