Il benessere sessuale dopo la menopausa

Il benessere sessuale dopo la menopausa

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Dr. Giuliana Proietti
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Il benessere sessuale dopo la menopausa può sembrare un obiettivo irraggiungibile per molte donne: in alcune circostanze, i cambiamenti biologici legati alla menopausa possono essere associati a un significativo disagio personale e relazionale. Cerchiamo quindi di saperne di più.

Quali sono i sintomi sessuali cronici in una donna di età matura?

I sintomi sessuali cronici di una donna in età matura riguardano le così dette “disfunzioni sessuali femminili”: disturbi del desiderio, dell’eccitazione, dell’orgasmo e il dolore durante i rapporti.

Per essere considerati veri disturbi, essi debbono persistere per almeno tre mesi e presentarsi nel 75% delle esperienze sessuali; inoltre devono causare disagio. (Una donna che non ha una vita sessuale attiva, ma che non ne sente la mancanza non può essere considerata una persona “con disturbi sessuali”).

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Come si distinguono le disfunzioni sessuali?

Esse possono essere:

  • Congenite o acquisite, a seconda che siano presenti da sempre o insorte dopo un periodo di normale funzionamento
  • Situazionali o generalizzate, ovvero limitate a specifiche situazioni o partner oppure presenti in tutti i contesti
  • Di gravità variabile, da lieve a severa

Poiché le donne possono sperimentare difficoltà in più aspetti della risposta sessuale, le diverse disfunzioni sessuali possono sovrapporsi e variare nel tempo.

Da cosa dipendono le disfunzioni sessuali femminili?

L’eziologia delle FSD è spesso multifattoriale e comprende fattori biologici, psicologici, interpersonali e socioculturali.

Ci sono dati sulla diffusione di problemi sessuali in età matura?

Si. Diverse ricerche hanno indagato la prevalenza delle problematiche sessuali femminili.

Lo studio Prevalence of Female Sexual Problems Associated with Distress and Determinants of Treatment Seeking (PRESIDE), condotto su oltre 31.000 donne statunitensi di età compresa tra 18 e 102 anni, ha riportato che il 44,2% delle donne presenta almeno un problema sessuale, con il 22,8% che sperimenta disagio e il 12% che vive un problema sessuale particolarmente angosciante.

I problemi sessuali (ma non il disagio ad essi associato) aumentano con l’età:

  • 27,2% tra i 18 e i 44 anni
  • 44,6% tra i 45 e i 64 anni
  • 80,1% dopo i 65 anni

La diminuzione del desiderio sessuale con disagio è stata segnalata dall’8,9% delle donne tra i 18 e i 44 anni, dal 12,3% tra i 45 e i 64 anni e dal 7,4% tra i 65 anni e oltre. I problemi di eccitazione con disagio seguono lo stesso andamento, mentre le difficoltà orgasmiche angoscianti si verificano con frequenze simili tra donne di mezza età e più anziane.

Due recenti studi australiani basati su questionari validati hanno rilevato che il 32,2% delle donne tra i 40 e i 64 anni e il 13,6% delle donne tra i 65 e i 79 anni presentano un basso desiderio sessuale con disagio associato. Analogamente, uno studio malese ha riportato una prevalenza del 29,6% di FSD secondo una versione tradotta e validata del Female Sexual Function Index, mentre uno studio tailandese ha evidenziato che l’86% delle donne riferisce di non provare orgasmo dopo la menopausa. Quest’ultimo dato è significativo se si considera che l’82% delle donne asiatiche ritiene l’orgasmo un aspetto importante della sessualità.

In sintesi, le disfunzioni sessuali femminili sono altamente diffuse a livello globale e rappresentano una problematica rilevante nella salute sessuale delle donne in età matura.

Dopo la menopausa possono verificarsi cambiamenti nell’intensità e nella durata della stimolazione necessaria per l’eccitazione e l’orgasmo sessuale?

La lubrificazione insufficiente, la secchezza vaginale e la dispareunia diventano più comuni dopo la menopausa, e la risposta orgasmica può diventare meno intensa o richiedere più tempo per essere raggiunta.

I dati dei sondaggi sui sintomi legati all’atrofia vulvovaginale (VVA), nota anche come sindrome genito-urinaria della menopausa (GSM), mostrano che la prevalenza della VVA sintomatica è costantemente intorno al 50%. Lo studio International Vaginal Health: Insights, Views, and Attitudes (VIVA) ha riportato la prevalenza di sintomi specifici, tra cui la secchezza vaginale (83%) e il dolore durante il rapporto sessuale (42%). Il 62% delle donne con disagio ha riportato che la gravità dei loro sintomi era moderata o severa.

Sessualità e terza età

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La frequenza dell’attività sessuale cambia con l’età?

La prevalenza dell’attività sessuale diminuisce con l’età, e le donne riportano una minore frequenza di attività sessuale rispetto agli uomini in tutte le fasce di età.
La diminuzione dei livelli di estrogeni circolanti durante e dopo la transizione menopausale, insieme al declino degli androgeni legato all’età, indipendentemente dalla menopausa, contribuisce significativamente a ridurre il desiderio, l’eccitazione, a causare dispareunia, orgasmo compromesso e, di conseguenza, una minore soddisfazione sessuale.

Vi sono anche altri fattori, non biologici, che influiscono sull’esperienza sessuale globale delle donne, al di là dei cambiamenti menopausali?

Si, diversi fattori psicosociali possono essere importanti nel determinare la funzione sessuale dopo l’inizio della menopausa. Il Massachusetts Women’s Health Survey ha riportato che l’insorgenza della menopausa contribuisce alla riduzione del desiderio sessuale; tuttavia, ansia, depressione e altri cambiamenti relazionali, tra cui i conflitti familiari, la condizione della relazione, la funzione sessuale e la salute del partner, possono contribuire in modo significativo alla disfunzione sessuale femminile.

Tra i fattori di insoddisfazione della donna in menopausa possono esserci anche problematiche legate al partner?

Sicuramente i problemi legati al partner sono fortemente correlati con le disfunzioni sessuali femminili. Il ruolo del partner è di pari importanza in termini di disponibilità, durata e qualità della relazione, nonché della salute generale e sessuale del partner. Va notato che le donne in post menopausa con partner sono più propense a sperimentare calo del desiderio sessuale rispetto alle donne senza partner.

Quali altri fattori possono contribuire alla diminuzione del desiderio?

Ad esempio il consumo di alcol, sintomi depressivi da moderati a gravi e l’uso di farmaci psicotropi. Anche l’aumento di peso e l’obesità sono considerati fattori di rischio, sia per le disfunzioni sessuali sia per i sintomi depressivi, in quanto influenzano l’autostima e l’immagine corporea. Quando è presente anche l’incontinenza urinaria, i problemi sessuali sono più frequenti.

Dati recenti esplorano l’associazione tra adiposità e la funzione sessuale, indicando che esse cambiano congiuntamente, ma il desiderio sessuale e la frequenza dei rapporti diminuiscono negli anni quando c’è un forte aumento di peso. In un sottogruppo dello studio SWAN (n = 405, età media 46,8 anni), coloro che erano insoddisfatte della propria immagine corporea o che si percepivano come “non attraenti” avevano un rischio significativamente più alto di sviluppare sintomi depressivi clinicamente significativi.

Nello studio CLarifying Vaginal Atrophy’s Impact On SEx and Relationships (CLOSER), le donne in post-menopausa che riportavano disagio vaginale affermavano di essere “disturbate dal fatto che il loro corpo non funzionasse più come prima”, si sentivano depresse in quanto “anziane” e mancavano di “fiducia in se stesse come partner sessuali”. In questo studio, un terzo delle donne era preoccupato che il disagio vaginale non sarebbe mai scomparso e il 25% temeva che il dolore avrebbe impedito loro di avere una vita sessuale futura.

Il sondaggio REVIVE (REal Women’s VIews of Treatment Options for Menopausal Vaginal ChangEs) in Europa ha rivelato che i sintomi della atrofia vulvo vaginale (VVA) hanno un impatto significativo sulla capacità di avere una vita intima (62%), di godere dei rapporti sessuali (72%) e di provare spontaneità sessuale (66%). Lo stesso sondaggio in Asia ha mostrato che i sintomi della VVA influenzano negativamente il godimento sessuale (65%), la capacità di vita intima (61%), la relazione delle donne con il partner (55%) e la spontaneità sessuale (54%).

Come si fa a mantenere l’equilibrio sessuale?

L’equilibrio sessuale, come la seconda legge del moto di Newton, implica che ogni cambiamento in un partner provochi un cambiamento nell’altro. Si può facilmente comprendere che il dolore di una donna in menopausa durante i rapporti sessuali possa influenzare la funzione sessuale del partner in termini di desiderio, funzione erettile, eiaculazione o soddisfazione. Allo stesso modo, la disfunzione erettile dell’uomo o qualsiasi altra disfunzione, potrebbe influenzare il desiderio, l’eccitazione, l’orgasmo e la soddisfazione della donna.

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Anziché sviluppare un nuovo e apparentemente inspiegabile problema sessuale, il/la partner potrebbe ammalarsi di depressione.

Che impatto hanno le disfunzioni sessuali post menopausali sul partner?

Le disfunzioni sessuali influenzano sia la donna che il suo partner: sessualmente, emotivamente e a livello di relazione. Nel loro libro pionieristico, Masters e Johnson scrissero: “Non esiste un partner non coinvolto in un matrimonio dove esistono disfunzioni sessuali”.

A sostegno dei loro scritti, uno studio turco su donne con vaginismo ha rilevato che il 66% dei partner maschili ha riferito una o più disfunzioni sessuali (il 50% aveva eiaculazione precoce e il 28% aveva disfunzione erettile e HSDD).

Il sondaggio CLOSER ha valutato l’impatto della atrofia vulvovaginale sulla relazione sessuale tra donne in post menopausa e i loro partner maschili. Sono state coinvolte 4100 donne e 4100 uomini provenienti da nove paesi diversi. Sia le donne che gli uomini hanno riferito di evitare l’intimità perché il sesso sarebbe stato doloroso (55% delle donne rispetto al 61% degli uomini) o perché entrambi i partner avevano diminuito il desiderio sessuale (46% delle donne rispetto al 43% degli uomini). Il 20% delle donne e dei loro partner maschili hanno cessato l’attività sessuale quando erano presenti i sintomi della VVA. Quasi il 60% delle donne utilizzava lubrificanti vaginali, ma, interessante a dirsi, solo il 15% dei partner maschili era consapevole di questa pratica. Il 41% del campione aveva ricevuto una qualche forma di terapia locale a base di estrogeni (LET). L’uso di LET per il disagio vaginale ha avuto un impatto positivo sull’autostima delle donne post-menopausali, in particolare nel sentirsi felici che il loro corpo stesse funzionando correttamente (45%) e nel sperimentare un miglioramento generale della vita sessuale (38%). C’era una generale concordanza tra risposte maschili e femminili riguardo ai miglioramenti nella vita sessuale dopo l’uso di LET.

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Le problematiche maschili incidono sul desiderio sessuale femminile?

Si. I report pre-sildenafil di uomini che utilizzavano iniezioni intracavernose o la terapia con pompa a vuoto per la disfunzione erettile hanno mostrato che, dopo 12 mesi, le partner femminili riportavano cambiamenti statisticamente significativi nella soddisfazione sessuale, nell’eccitazione, nella frequenza dei rapporti sessuali e nella frequenza dell’orgasmo coitale. Successivamente, l’uso di inibitori della fosfodiesterasi-5 (ovvero sildenafil, vardenafil, tadalafil e avanafil) da parte degli uomini per la disfunzione erettile ha mostrato un miglioramento significativo della funzione sessuale della partner femminile. Hobbs e colleghi hanno anche documentato che il 77,7% delle partner di uomini con eiaculazione precoce avevano almeno una disfunzione sessuale, rispetto al 42,7% del gruppo di controllo. Le disfunzioni più comuni nelle partner di uomini con eiaculazione precoce erano problemi con la sensazione di eccitazione (55,2%) e l’orgasmo (51,9%).

Quale è la disfunzione sessuale più comune nelle donne?

Negli studi epidemiologici, la disfunzione sessuale più comune riportata negli Stati Uniti è il disturbo del desiderio sessuale, che nelle donne in post-menopausa è frequente con altre disfunzioni sessuali, come la disfunzione dell’eccitazione, la disfunzione orgasmica e i disturbi del dolore sessuale. Tra le donne più anziane con HSDD, questa sovrapposizione è circa del 50%-65% per la disfunzione dell’eccitazione e oltre il 70% per la disfunzione orgasmica.

Come dovrebbero comportarsi i medici rispetto a donne che non parlano spontaneamente di queste problematiche?

E’ stato sviluppato un algoritmo per la cura dell’HSDD dalla International Society for the Study of Women’s Sexual Health (ISSWSH) per facilitare la valutazione da parte dei medici; se la donna non riporta spontaneamente un problema sessuale nei primi 5 minuti di una visita ambulatoriale di routine (il 12% delle donne in post menopausa iniziano la discussione), il medico dovrebbe introdurre l’argomento, poiché il 36% delle donne riporta una disfunzione sessuale. Il dialogo può essere avviato con un’affermazione ubiquitaria come “Molte donne in post menopausa sperimentano problemi con la loro funzione sessuale o dolore durante il sesso”, seguita da domande riguardo l’attività sessuale/storia, le preoccupazioni e il disagio associato, o utilizzando uno strumento di screening rapido come il Decreased Sexual Desire Screener.

Quanto incide la depressione sul desiderio sessuale?

La depressione è la co-morbilità più comune associata al basso desiderio sessuale, verificandosi in circa il 40% delle donne con HSDD; la sua presenza è associata a un aumento del 50–70% del rischio di disfunzione sessuale, mentre la comparsa di disfunzione sessuale aumenta il rischio di depressione dal 130 al 210%.
I farmaci antidepressivi sono comuni contributori alla disfunzione sessuale, così come altri farmaci psicoattivi, narcotici, preparati ormonali, farmaci cardiovascolari, antistaminici e chemioterapici.

La psicoterapia può essere usata per trattare queste problematiche?

Si. A seconda dell’eziologia di un problema sessuale, la psicoterapia può essere usata da sola o in combinazione con trattamenti medici, che possono includere terapia psicologica, trattamenti farmacologici ormonali e non ormonali, fisioterapia del pavimento pelvico o dispositivi medici. Anche quando l’eziologia di un problema sessuale è principalmente biologica, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può aiutare a migliorare i sintomi.

I fattori psicologici che influenzano la funzione sessuale includono condizioni come ansia o depressione, variabili di personalità, una scarsa autostima, nonché traumi derivanti da abusi sessuali, alcol o sostanze, stress percepito. Fattori socioculturali, come una formazione sessuale limitata, i valori religiosi o culturali e fattori sociali come la discriminazione per l’età, possono anche influenzare negativamente la funzione sessuale. Pertanto, comprendere il contesto in cui una donna presenta preoccupazioni sessuali è importante per determinare l’approccio terapeutico ottimale.

La presenza o l’assenza di un partner, la qualità della relazione e la salute sessuale del partner sono fattori che devono essere considerati nella valutazione della disfunzione sessuale nelle donne?

Si, e devono incidere sulle decisioni terapeutiche. Ad esempio, la dispareunia causata da atrofia vulvovaginale potrebbe indurre una donna ad evitare l’attività sessuale, portando a conflitti nella relazione. In questo caso, la psicoterapia potrebbe essere fondamentale per affrontare l’ansia associata e i comportamenti di evitamento, nonché le associazioni cognitive negative che potrebbero essersi sviluppate collegando l’attività sessuale al dolore. Allo stesso modo, quando i problemi sessuali sono il risultato di conflitti relazionali (come la mancanza di desiderio sessuale derivante da insoddisfazione nei confronti del partner), il trattamento principale è la consulenza psicoterapeutica per affrontare il conflitto interpersonale sottostante, piuttosto che concentrarsi sulle conseguenze sessuali.

In cosa consiste la terapia sessuale?

In generale, la terapia sessuale è un trattamento a breve termine (circa 3 mesi) che può essere condotto individualmente, in coppia o in un gruppo.

La terapia sessuale è una forma specializzata di consulenza o psicoterapia che utilizza tecniche specifiche per affrontare i problemi di desiderio, eccitazione, orgasmo e dolore. Si concentra sui fattori psicologici e socioculturali che contribuiscono ai problemi sessuali o viene utilizzata per migliorare le abilità di coping o i cambiamenti cognitivi e comportamentali per minimizzare gli effetti negativi dei problemi fisiologici/medici. Gli interventi generalmente comprendono esercizi di coppia, inclusi esercizi di “focalizzazione sensoriale” (una serie graduale di esercizi di tocco sensuale senza richiesta sessuale), e approcci psicoterapeutici individuali e di coppia, come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT).

Quali sono gli obiettivi degli interventi psicoterapeutici?

Gli obiettivi degli interventi psicoterapeutici sono: modificare pensieri, comportamenti, aspettative, credenze ed emozioni, migliorare la comunicazione nella relazione e ridurre la distrazione cognitiva. Quasi ogni disfunzione sessuale (HSDD, disfunzioni dell’eccitazione, disfunzioni orgasmiche, dispareunia) può essere affrontata, almeno in parte, con alcune interventi psicologici (individuali, di coppia, CBT, focalizzazione sensoriale, mindfulness, ecc.).

Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
Albo degli Psicologi Lazio n. 8407

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Adattato da: J. A. Simon, S. R. Davis, S. E. Althof, P. Chedraui, A. H. Clayton, S. A.
Kingsberg, R. E. Nappi, S. J. Parish & W. Wolfman (2018): Sexual well-being after menopause: An International Menopause Society White Paper, Climacteric, DOI: 10.1080/13697137.2018.1482647

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Di Giuliana Proietti

Giuliana Proietti è psicoterapeuta e sessuologa clinica. Riceve i pazienti online, da qualsiasi parte del mondo. Sono possibili anche incontri in presenza, a Fabriano Civitanova Marche Ancona e Terni. Costo della Terapia Online: 60 euro/seduta In presenza 90 euro/seduta. Telefonare o inviare un messaggio whatsapp per chiedere appuntamento al 347 0375949, oppure scrivere a info@giulianaproietti.it Visita i siti www.psicolinea.it www.clinicadellatimidezza.it www.clinicadellacoppia.it per avere ulteriori informazioni.