La sessualità femminile in un'ottica femminista

La sessualità femminile in un’ottica femminista

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Dr. Giuliana Proietti
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L’articolo che segue è una sintesi divulgativa di un articolo scientifico che analizza la sessualità femminile in un’ottica femminista. L’articolo scientifico è pubblicato in fondo.

Si può parlare di sessualità senza parlare di desiderio sessuale?

No. Diversi sessuologi sostengono che nessuna discussione accademica o scientifica sulla sessualità possa avvenire senza fare riferimento al desiderio sessuale (Leiblum & Rosen, 2000; Levine, 2002).

Il desiderio sessuale è un concetto teorico consolidato?

No. Sebbene il desiderio sessuale sia stato oggetto di molte ricerche recenti, vi è ancora ambiguità e variabilità nella sua concettualizzazione, soprattutto in relazione alle donne (ad es. Basson, 2002b; Kaschak & Tiefer, 2002; Tiefer, 1995).

A che cosa è dovuta questa variabilità di interpretazioni?

Tale variabilità è legata al quadro teorico adottato: il paradigma biomedico, ad esempio, considera la sessualità come un fenomeno intrinseco e universale (Tiefer, 1988), mentre gli studi femministi promuovono un’analisi critica centrata sull’esperienza femminile (ad es. Basson, 2002b; Kaschak & Tiefer, 2002; Tiefer, 1995).

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Cosa si intende per “sessuologia femminista”?

La sessuologia femminista è definita come lo studio scientifico della sessualità orientato agli interessi delle donne (Koch, 2004). Essa analizza il contesto culturale che costruisce la sessualità (Vance & Pollis, 1990).

Cosa occorrerebbe fare per comprendere meglio l’esperienza femminile della sessualità?

Pollis (1988) ha identificato quattro principi fondamentali per superare le lacune nella comprensione dell’esperienza femminile della sessualità:

  1. riconoscimento dell’influenza del genere in ogni aspetto della vita sociale;
  2. concettualizzazione del genere come costruzione sociale;
  3. enfasi sull’eterogeneità dell’esperienza e sul ruolo del linguaggio, della cultura e della storia;
  4. impegno a condurre ricerche basate sull’esperienza femminile per contrastare il sessismo e favorire il cambiamento sociale.

Quali sono i limiti del modello biomedico?

I limiti sono:

  1.  l’uso del modello maschile come standard,
  2.  l’uso di un modello lineare di risposta sessuale
  3.  il riduzionismo biologico,
  4.  la depoliticizzazione
  5.  la medicalizzazione della variabilità.

Perché è sbagliato considerare il modello sessuale maschile come la norma?

Perché, come osserva Tiefer (2000, p. 102):

“… troppo spesso, nel modello sessuologico della sessualità, lo standard normativo è stato l’esperienza sessuale maschile… L’idea che gli impulsi eterosessuali siano la norma, che la sessualità esista negli individui, che i fattori biologici siano la fonte principale del desiderio, che il modo migliore per comprendere il sesso sia vederlo come una serie materiale di cambiamenti fisici in attività specifiche: queste assunzioni nel modello sessuologico sembrano essere più in linea con l’esperienza maschile (o forse dovremmo dire con l’esperienza fallica).”

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Come viene definito il desiderio sessuale?

Il desiderio sessuale è stato spesso definito e misurato come pensieri e fantasie sessuali spontanei e impulsi biologici che spingono all’attività sessuale (Basson, 2002b; Leiblum, 2002), una prospettiva che non tiene conto delle specificità dell’esperienza femminile.

Nella storia della sessuologia, questa concezione del desiderio sessuale si è manifestata attraverso termini come impulso sessuale, appetito, interesse, brama, motivazione e libido.

Il modello tradizionale della risposta sessuale umana di Masters e Johnson (1966) parlava del desiderio?

No, escludeva una fase specifica per il desiderio, mentre Kaplan (1979) lo identificò come la prima fase del suo modello trifasico. Secondo la Kaplan (p. 10):

“Il desiderio sessuale o libido è sperimentato come sensazioni specifiche che spingono l’individuo a cercare o a diventare ricettivo all’esperienza sessuale. Queste sensazioni sono prodotte dall’attivazione fisica di un sistema neurale specifico nel cervello. Quando questo sistema è attivo, una persona è ‘eccitata’, può sentire sensazioni genitali o sentirsi vagamente sensuale, interessata al sesso o semplicemente irrequieta. Queste sensazioni cessano dopo la gratificazione sessuale, ovvero l’orgasmo. Quando questo sistema è inattivo o sotto l’influenza di forze inibitorie, la persona perde interesse per le questioni erotiche, ‘perde l’appetito’ per il sesso e diventa ‘asessuale’.”

Il DSM  su quali concezioni si basa?

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) continua a basarsi sul modello della Kaplan (Leiblum, 2001), e molti sessuologi trattano ancora il desiderio sessuale come “un’energia che può essere accesa o spenta” (Irvine, 1990).

Dr. Giuliana Proietti
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Come si può comprendere il desiderio sessuale femminile senza pregiudizi maschili?

Per comprendere il desiderio sessuale femminile senza pregiudizi maschili, è necessario radicarlo nell’esperienza vissuta delle donne. Uno studio basato sulla “grounded theory” ha evidenziato che le donne in post-menopausa descrivono il desiderio sessuale come una sensazione che coinvolge tutto il corpo e comprende sia aspetti emotivi che fisici (Wood, Mansfield & Koch, in fase di revisione). Le partecipanti lo hanno definito come disponibilità a partecipare al rapporto sessuale, energia crescente, stato dell’essere e interesse per il sesso. Alcune hanno sottolineato la lentezza con cui si sviluppa il desiderio sessuale nel corpo.

Per queste donne, il desiderio sessuale rappresentava una disponibilità a partecipare al sesso, piuttosto che la sensazione di eccitazione. Spesso era associato a emozioni come vicinanza al partner o desiderio di intimità. Alcune hanno menzionato indicatori fisici non genitali, come battito cardiaco accelerato, farfalle nello stomaco, sudorazione o formicolio al seno, mentre altre non percepivano segnali corporei evidenti. Quando interrogate esplicitamente, distinguevano il desiderio dall’eccitazione: il primo era l’interesse per l’attività sessuale, mentre la seconda era la prontezza fisica per essa.

Cosa si intende per linearità dei modelli tradizionali di risposta umana?

Significa che ogni fase agisce come un precursore distinto della fase successiva (ad esempio, il desiderio che precede l’eccitazione).

Questi modelli sono stati messi in discussione?

Si. Sulla base della sua esperienza clinica, (Basson, 2001a, 2001b) ha scoperto che il desiderio sessuale non è sempre un precursore dell’eccitazione nelle donne. Inoltre, il desiderio sessuale è spesso motivato più da un bisogno di intimità emotiva che da un impulso spontaneo. Nel modello circolare di Basson, il desiderio sessuale spesso non si manifesta fino a quando la donna non è già coinvolta nell’attività sessuale, o può anche non manifestarsi affatto.

Basson (2001b) ha descritto il desiderio sessuale in questo modello, come segue:

Quando una donna percepisce un’opportunità potenziale di essere sessualmente attiva con il partner, sebbene possa non “aver bisogno” di provare eccitazione e risoluzione per il proprio benessere sessuale, è comunque motivata a fare deliberatamente tutto il necessario per facilitare l’interazione sessuale, aspettandosi benefici potenziali che, pur non essendo strettamente sessuali, sono molto importanti. L’aumento della vicinanza emotiva, del legame, dell’impegno, della tolleranza verso le imperfezioni reciproche e l’aspettativa di un maggiore benessere del partner servono tutti come validi fattori motivazionali che attivano il ciclo (pp. 396-397).

Questo modello circolare si basa su qualche studio scientifico?

Si. Per convalidare questo modello circolare della risposta sessuale, Basson ha intervistato 47 donne indirizzate a una clinica con una diagnosi di basso desiderio sessuale (Basson, 2001b). Circa la metà di queste donne considerava l’insufficiente intimità emotiva un fattore importante che contribuiva alla loro mancanza di desiderio sessuale. Vedevano il desiderio sessuale come una continuazione dell’intimità non sessuale:

…i bisogni più comuni espressi erano al di fuori della camera da letto: un’atmosfera adeguata, considerazione, rispetto e calore da parte del partner, e affetto fisico… Nell’ambito dell’attività sessuale stessa, un piacere non genitale e senza fretta era un bisogno comune, così come un piacere genitale che non fosse legato esclusivamente alla penetrazione (p. 400).

Altre donne hanno riportarono una mancanza di desiderio dovuta a dispareunia pregressa e al dolore sperimentato, disagio mentale con l’eccitazione sessuale (spesso a causa di una storia di abuso sessuale infantile o di relazioni attuali indesiderabili, persino abusive), o una ricerca della perfezione che portava a una tendenza a monitorare se stesse durante l’esperienza sessuale e la propria capacità di soddisfare il partner.

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Ci sono altri motivi, oltre al desiderio sessuale, per cui le donne decidono di fare sesso?

Si. Altri studi hanno riscontrato che esistono molti motivi per cui le donne hanno rapporti sessuali che non richiedono necessariamente desiderio sessuale: ad esempio il bisogno di sicurezza, denaro, coercizione o paura (Heiman, 2001).

L’interesse sessuale per le donne è più un antecedente all’eccitazione o una sua conseguenza?

In una ricerca basata su un focus group con 80 donne (età media = 34,3 anni, intervallo 18-84) (Graham, Sanders, Milhausen, & McBride, 2004) i ricercatori hanno scoperto che le donne definivano il desiderio sessuale come interesse sessuale. Tendendo a considerare l’interesse sessuale come più mentale e l’eccitazione sessuale come più fisica, ma molte di loro non distinguevano chiaramente le due dimensioni.

Quale è il ruolo preciso che gli ormoni svolgono nel determinare o influenzare il desiderio sessuale femminile?

La maggior parte della ricerca si è concentrata sugli androgeni, in particolare il testosterone (Basson, 2003). Alcuni studi hanno indicato una relazione tra il livello di testosterone libero nelle donne, il desiderio sessuale e il comportamento sessuale (ad es., Riley & Riley, 2000). Tuttavia, poiché la maggior parte di questi studi ha utilizzato correlazioni come metodo statistico, non si può inferire un legame causale tra testosterone e desiderio sessuale.

Nonostante decenni di ricerca sugli effetti degli estrogeni (ad es., Benedek & Rubenstein, 1939), il loro ruolo fisiologico nel desiderio sessuale non è completamente compreso (Regan, 1999). Ad esempio, donne con problemi di lubrificazione vaginale possono evitare il sesso per paura del dolore durante il rapporto (dispareunia; Bachmann, 1990; McCoy, 1992).

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Cosa accade quando i determinanti biologici vengono sopravvalutati e i fattori psicosociali ignorati?

Si crea un paradigma biomedico riduzionista. Come affermato da Leiblum (2002):

“Gli ormoni alimentano la fiamma del desiderio, ma i fattori psicologici ne determinano l’intensità e la direzione. Affermare che gli ormoni siano i principali motivatori dell’attività sessuale negli esseri umani è una grossolana semplificazione” (p. 65).

In opposizione al riduzionismo biologico, i risultati delle ricerche evidenziano l’importanza dei fattori interpersonali e socioculturali nell’esperienza del desiderio sessuale.

Quale è il principale fattore che determina il desiderio sessuale femminile?

Basson (2001a) ha sottolineato che è l’intimità sessuale il principale fattore che contribuisce al desiderio sessuale nelle donne e che può essere compromesso dalla mancanza di tenerezza, reciprocità, rispetto, comunicazione o piacere derivante dal contatto sessuale. Inoltre, un’eccessiva enfasi sulla penetrazione vaginale-peniena o il disagio fisico ed emotivo sono fattori che possono ridurre il desiderio sessuale. Tra le motivazioni che spingono le donne ad avere rapporti sessuali, sono particolarmente rilevanti l’aumento della vicinanza emotiva e dell’impegno nella relazione, un accresciuto senso di attrazione e desiderabilità, e il piacere fisico condiviso con il partner (Basson, 2002b).

Quanto incidono i fattori relazionali?

Leiblum ha evidenziato, il ruolo cruciale dei fattori relazionali nel determinare il desiderio sessuale. Le donne tendono a perdere desiderio quando si sentono mancate di rispetto, svalutate o degradate, o quando i partner dimostrano scarse competenze sessuali o hanno problemi sessuali propri (Leiblum, 2002; Leiblum & Rosen, 1988).

Quali sono le problematiche delle donne di mezza età?

Nelle donne di mezza età, un calo del desiderio sessuale è in genere dovuto a una scarsa immagine corporea, al desiderio di maggiore equità nella relazione sessuale e alla ricerca di maggiore passione da parte del partner (Koch & Mansfield, 2001/2002; Koch, Mansfield, Thureau & Carey, 2005; Mansfield, Koch & Voda, 1998).

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Cosa intendono le femministe con la Depoliticizzazione del desiderio sessuale?

Le prospettive femministe sottolineano che collocare la sessualità esclusivamente nell’individuo (come avviene nel riduzionismo biologico) porta a una depoliticizzazione della sessualità, ignorando i fattori socioculturali, politici e relazionali che influenzano la vita delle donne (Daniluk, 1998). Foucault (1980) ha sostenuto che i fattori storico-socio-culturali non si limitano a rafforzare o inibire la biologia, ma costruiscono le esperienze sessuali a livello fondamentale. Come interpretato da Tolman e Diamond (2001):

“Foucault sosteneva che le concettualizzazioni del desiderio sessuale come ‘essenze’ represse sono in realtà discorsi sociali strategici, elaborati e imposti da coloro che detengono autorità e potere sociale per servire particolari scopi politici e ideologici. È importante notare che tali discorsi di solito non sono visibili come tali, bensì appaiono naturali, fattuali o oggettivamente reali” (p. 38).

In cosa viene limitato il desiderio sessuale femminile dai fattori sociali?

Riflettendo sulla propria vita, molte donne anziane hanno identificato numerosi messaggi negativi ricevuti nel corso del tempo dalle famiglie, dalle scuole, dalle comunità, dalle religioni, dai partner e dai media. Tra questi messaggi figuravano il doppio standard sessuale (es. agli uomini era concesso essere attori sessuali, ma non alle donne), la dicotomia nel sesso (es. le donne dovrebbero fare sesso solo per amore), il silenzio sessuale (es. le donne non dovrebbero esprimere interesse per il sesso), il sesso come riproduzione (es. il piacere non era previsto) e la percezione del corpo femminile come oggetto di desiderio (es. aspettative elevate di attrattiva fisica che portano a insicurezze sull’immagine corporea).(Wood, 2004)

Cosa si intende per Medicalizzazione del desiderio sessuale femminile?

La medicalizzazione è un processo sociale in cui comportamenti, condizioni o abitudini vengono considerati questioni di salute e malattia secondo il modello biomedico (Tiefer, 2005). Come osservato da Tiefer (2001b, p. 65),

“La medicalizzazione della sessualità prescrive e delimita gli interessi e le attività sessuali, definendo la normalità e la devianza nel linguaggio della salute e della malattia sessuale” (Giami, 2000; Rubin, 1984; Tiefer, 1996).

Quali altri limiti ha l’approccio biomedico?

L’approccio biomedico al desiderio sessuale genera preoccupazione su cosa sia considerato normale o anormale, alto o basso livello di desiderio, presupponendo che tutte le donne sperimentino il desiderio sessuale nello stesso modo lungo il corso della vita e in relazioni diverse, secondo un modello rigido.

Ad esempio, Sugrue e Whipple (2001) hanno sostenuto che l’uso del DSM, basato sul modello trifasico del funzionamento sessuale, tende a patologizzare in modo inappropriato esperienze sessuali che potrebbero invece rientrare nella normalità per molte donne (p. 222).

Ussher (1993) ha evidenziato come il processo di definizione professionale del desiderio sessuale delle donne abbia conseguenze concrete: “Le donne interiorizzano chiaramente queste definizioni di ‘funzionamento sessuale normale’ e, di conseguenza, si auto-riferiscono per ricevere aiuto, rafforzando così l’idea della patologia e della necessità di un intervento esperto” (p. 19). Ciò è dimostrato dal fatto che la mancanza di interesse sessuale è attualmente il motivo più comune per cui le donne cercano una terapia sessuale (Everaerd, Laan, Both, & van der Velde, 2000).

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Come si è cercato di contrastare il modello biomedico?

Per contrastare il modello biomedico che stava iniziando a dominare la ricerca sulla sessualità femminile e il trattamento delle problematiche sessuali delle donne, un gruppo di dodici studiose femministe, terapeute e ricercatrici organizzò nel 2000 un proprio gruppo di lavoro (Tiefer, 2001a). Questo gruppo produsse un volume di commenti e articoli di ricerca che mettevano in discussione la concettualizzazione biomedica della sessualità femminile utilizzata per costruire il sistema di classificazione del DSM per la disfunzione sessuale femminile (Kaschak & Tiefer, 2002). Identificarono quelle che consideravano le tre distorsioni più gravi della sessualità femminile prodotte dal modello biomedico, che “riduce i problemi sessuali a disturbi della funzione fisiologica, paragonabili a disturbi della respirazione o della digestione” (Kaschak & Tiefer, p. 3).

Quali distorsioni hanno trovato queste studiose?

La prima era la falsa nozione di equivalenza sessuale tra donne e uomini, sostenuta dai modelli tradizionali di risposta sessuale e da un sistema di classificazione identico dei disturbi e delle disfunzioni sessuali, nonostante le risposte e le preoccupazioni sessuali delle donne non siano sempre simili a quelle degli uomini.

La seconda era la cancellazione del contesto relazionale della sessualità nella classificazione dei problemi sessuali, assumendo “che si possano misurare e trattare le difficoltà genitali e fisiche senza considerare la relazione in cui avviene il sesso” (Ibid., p. 3).

La terza distorsione era l’appiattimento delle differenze tra le donne (una combinazione di riduzionismo biologico e depoliticizzazione). Questa omogeneizzazione veniva spiegata così: le donne non sono tutte uguali, e i loro bisogni, soddisfazioni e problemi sessuali non si adattano perfettamente alle categorie di desiderio, eccitazione, orgasmo o dolore. Le donne differiscono nei valori, negli approcci alla sessualità, nei background sociali e culturali e nelle situazioni attuali, e queste differenze non possono essere appiattite in un’unica nozione di “disfunzione” o in un trattamento standardizzato per tutte (Ibid., p. 3).

Cosa hanno consigliato per evitare la totale medicalizzazione della sessualità femminile?

Queste studiose preferirono il termine “problemi sessuali” a “disfunzione sessuale”. I problemi sessuali vennero definiti come “scontento o insoddisfazione rispetto a qualsiasi aspetto emotivo, fisico o relazionale dell’esperienza sessuale” (Ibid., p. 5). I problemi sessuali delle donne sono “notoriamente multifattoriali nella loro eziologia” (Davis, 2001, p. 131).

Da cosa derivano, in particolare, i problemi sessuali femminili, secondo queste studiose?

Il gruppo ha identificato quattro aree principali e interconnesse come i maggiori contributori ai problemi sessuali femminili (Working Group, 2002, pp. 5-7).

Il primo grande contributore era costituito da fattori socioculturali, politici o economici, inclusa l’ignoranza e l’ansia dovute a un’educazione sessuale inadeguata, la mancanza di accesso ai servizi sanitari o altri vincoli sociali. Furono riconosciuti anche i conflitti tra norme culturali come ostacoli all’espressione sessuale. Un altro fattore rilevante era la mancanza di interesse, la stanchezza o il poco tempo disponibile a causa degli obblighi familiari e lavorativi.

Il secondo grande contributore ai problemi sessuali femminili sono le problematiche relative al partner e alla relazione, che furono identificate come discrepanze o conflitti su questioni sessuali specifiche (es. preferenze per attività sessuali) o problemi più generali nella relazione o nella vita, come difficoltà finanziarie o di salute. Furono enfatizzate anche le caratteristiche negative del partner (es. atteggiamento dominante) o i comportamenti dannosi (es. abusi).

La terza categoria metteva in evidenza i fattori psicologici che contribuiscono ai problemi sessuali, tra cui problemi di personalità, depressione o ansia. Fu sottolineato il ruolo delle esperienze negative passate o attuali e delle loro conseguenze nel creare avversione e inibizione sessuale.

Infine, anche i fattori medici furono riconosciuti come importanti, comprendendo numerose condizioni mediche locali o sistemiche; gravidanza, malattie sessualmente trasmissibili o altre condizioni legate alla sessualità; effetti collaterali di farmaci, medicinali o trattamenti medici; e condizioni iatrogene.

Attraverso numerose pubblicazioni, presentazioni e attività di advocacy, la “New View” dei problemi sessuali femminili ha guadagnato riconoscimento e ha influenzato l’educazione sessuale, la terapia e le politiche pubbliche (vedi Kaschak & Tiefer, 2002; FSD Alert Campaign, 2006).

Come deve essere svolta la ricerca futura?

In primo luogo, i ricercatori devono essere più consapevoli dei limiti e dei pregiudizi insiti nei paradigmi che utilizzano. Termini come “deficit”, “disturbo” e “disfunzione” hanno implicazioni epistemologiche che illustrano e influenzano le nozioni sulla natura del desiderio sessuale femminile.

Infine, la ricerca futura deve impiegare paradigmi che riconoscano le molteplici influenze sul desiderio sessuale femminile, includendo i modelli biopsicosociali per considerare i fattori contestuali, oltre a quelli biologici. Come osservano Tolman & Diamond (2001), “il desiderio sessuale rappresenta, sotto molti aspetti, un ideale ‘laboratorio’ per le interazioni tra gli aspetti biologici e socioculturali della sessualità” (p. 36).

A cura di

Dr. Giuliana Proietti

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Fonte

Jill M. Wood, Patricia Barthalow Koch & Phyllis Kernoff Mansfield (2006): Women’s sexual desire: A feminist critique, Journal of Sex Research, 43:3, 236-244

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Foto di Megan Ruth :

Di Giuliana Proietti

Giuliana Proietti è psicoterapeuta e sessuologa clinica. Riceve i pazienti online, da qualsiasi parte del mondo. Sono possibili anche incontri in presenza, a Fabriano Civitanova Marche Ancona e Terni. Costo della Terapia Online: 60 euro/seduta In presenza 90 euro/seduta. Telefonare o inviare un messaggio whatsapp per chiedere appuntamento al 347 0375949, oppure scrivere a info@giulianaproietti.it Visita i siti www.psicolinea.it www.clinicadellatimidezza.it www.clinicadellacoppia.it per avere ulteriori informazioni.